Ecco a voi le principali FAQ che abbiamo ricevuto maggiormente in questi anni di lunga esperienza nel nostro store fisico, situato a Viareggio nella bellissima Versilia.

Cosa sono il THC e il CBD?

Il CBD (ovvero il cannabidiolo) è una sostanza chimica naturale contenuta nella pianta di Cannabis sativa. Il CBD non è psicoattivo, non crea assuefazione e possiede notevoli capacità rilassanti, antinfiammatorie e antidolorifiche, tanto da suscitare sempre maggiore interesse da parte della comunità scientifica. Quindi è impiegato utilmente nel trattamento di neuroinfiammazioni, epilessia, ansia, nausea, e tutte quelle patologie che riguardano il sistema neuromuscolare.
È abbondante nella cosiddetta cannabis light.

Il THC (detto anche tetraidrocannabinolo) è uno dei principali principi attivi della cannabis.
È una sostanza psicoattiva con proprietà antidolorifiche ed euforizzanti. Può stimolare l'appetito e il rilassamento.
Nella cannabis light è presente a percentuali inferiori allo 0,5%, secondo il limite stabilito a norma di legge. Sia il CBD che il THC vengono impiegati nel campo terapeutico.
Quindi, in poche parole, acquistare prodotti con alto CBD con THC <0,5% è completamente legale e regolamentato dallo stato.

Posso piantare la cannabis?

In base alla legge 242/2016 è possibile piantare semi di canapa certificati, ovvero capaci di generare piante di marijuana light, con THC <0,5%.

È legale comprare semi di cannabis?

Sì, è legale acquistare semi di cannabis.
In quanto semi non contengono alcuna sostanza psicoattiva.
Questa sostanza psicotropa (il THC) viene prodotta dai fiori delle piante di cannabis.
Quindi i semi delle principali banche, ovvero quelli non certificati (non cbd) possono essere acquistati soltanto per un uso collezionistico e non per essere fatti germogliare.

Quale differenza c'è fra piante femminizzate e autofiorenti?

Le piante femminizzate sono le piante di Cannabis sativa e Cannabis indica sottoposte ad un processo di femminizzazione, vale a dire un'autoimpollinazione in una pianta femmina. Esse contengono alte percentuali di THC e diventano piante con dimensioni di tutto rispetto. Questo si traduce in produzioni abbondanti. Il loro unico difetto è che la loro fioritura impiega relativamente molto tempo. In natura fioriscono soltanto al momento giusto, ovvero a fine estate, quando le ore di luce si riducono. I loro fiori risultano molto dolci e profumati.
In indoor questo può essere simulato operando una riduzione del ciclo di illuminazione, da 18 ore di luce e 6 di buio (fase vegetativa) a 12 ore di luce e 12 ore di buio (fase di fioritura).

Le piante autofiorenti sono state ottenute incrociando le sativa e le indica e i loro ibridi con la ruderalis. Queste piante hanno dimensioni più piccole, e quindi rese minori, ma il tempo che trascorre dalla semina alla fioritura è sensibilmente minore. Il contenuto di THC è anch'esso minore rispetto alle piante femminizzate. Le piante autofiorenti non hanno bisogno di cambiamenti della quantità di luce per fiorire, quindi la loro fase vegetativa viene seguita dalla fase di fioritura senza bisogno di cambiare il ciclo di illuminazione. Le loro dimensioni più ridotte le rende anche più ideali per la coltivazione in indoor. Le autofiorenti sono indicate per chi non è particolarmente esperto o per chi desidera avere rese più frequenti, anche se minori. Sono inoltre indicate in contesti urbani di coltivazione outdoor, in quanto essendo piante più basse è possibile nasconderle più facilmente.

È meglio coltivare in indoor o in outdoor?

Non c'è una risposta valida per tutti. Dipende dalle disponibilità dell'aspirante coltivatore, sia dal punto di vista economico che degli spazi. È possibile comunque esaminare i pregi e i difetti dei due modi di coltivazione. La coltivazione in indoor è innanzitutto più discreta di quella svolta all'aperto. Il coltivatore ha il completo controllo sull'ambiente di crescita delle piante, e quindi può aggiustare i parametri quali umidità, temperatura e illuminazione in modo da avere sempre le condizioni il più ideali possibili. Per questo motivo, chi decide di coltivare in indoor può farlo tutto l'anno, senza i vincoli stagionali. Per poter fare tutto ciò, però, è necessario tenere conto di varie spese: le spese iniziali per procurarsi tutta l'attrezzatura necessaria (grow box, sistema di illuminazione, sistema di ventilazione...), le spese di manutenzione degli apparecchi elettrici, l'impatto che ci sarà inevitabilmente sulla bolletta elettrica.
La coltivazione in outdoor è ovviamente un metodo molto più naturale. La necessità di utilizzare fertilizzanti è sensibilmente inferiore rispetto alle coltivazioni al chiuso, perché le sostanze nutritive sono già presenti nell'ambiente naturale. La maggiore disponibilità di spazio permette lo sviluppo di piante più grandi e con rese maggiori, anche grazie all'azione della luce solare. Ma l'esposizione all'ambiente esterno ha anche difetti, come una maggiore suscettibilità a malattie e parassiti. Inoltre c'è il rischio di subire danni per colpa di condizioni meteo avverse. È impossibile poter contare sullo stesso livello di discrezione che si ha in indoor e quindi è poco praticabile per chi abita in aree urbane. Per di più è necessario tenere conto del periodo dell'anno, in relazione alle temperature e alla variazione di quantità di luce solare; chi sceglie di coltivare in outdoor è ristretto a un solo raccolto annuale (soprattutto nel caso di piante femminizzate).